05 novembre, 2011

Vite rubate.....


Come sempre la follia umana, la presupponenza e l'arroganza di voler imbrigliare le forze della natura richiede un alto prezzo da pagare ed è un risultato già scritto.
In questi giorni di disastro ambientale con una città in ginocchio per poche ore di pioggia si deve riflettere sulla superficialità del pensiero di noi umani, rinchiuso in una forma omocentrica in cui al "Dio" uomo tutto è dovuto perche tutto puo' e crede di controllare.....
Il prezzo che poi si deve pagare sono proprio queste vite rubate ad un futuro che si spera sempre migliore. Vite come quella della mia collega Angela, una persona con qualita' umane e professionali uniche, che ha saputo adeguarsi comprendendo il mio senso di rivalsa, aiutandomi ad accettare una cosa che tutto sommato mal digerivo e che vedevo come la mortificazione di una carriera sempre vissuta cercando di dare il 110 %. Mi ha insegnato con pazienza a guardare una realtà lavorativa nuova e completamente sconosciuta.....ed il prezzo da pagare si fa sempre più alto, pensando alle speranze di questa ragazza riposte nel futuro dei figli.....figli travolti, loro malgrado, da una disgrazia che cambierà per sempre il corso del loro futuro.....
Questo sentimento di vuoto che mi accomuna a tutti i colleghi del "Cammino" è il prezzo che stiamo pagando e pagheremo per la stoltezza umana di cui sopra.
Nel nostro cuore, con le parole e con i pensieri rimarrai sempre con noi.....
I tuoi colleghi

02 giugno, 2011

Buongiorno manicomio...




Cari amici e colleghi....facendo seguito alle news del post precedente, oggi a mo' di viatico pubblico una cosina interessante....la storia dell'assistenza psichiatrica in liguria (una sintesi cronologica) tratta da uno dei pochi testi reperibili sull'argomento una pubblicazione, trovata mi sembra in qualche sottosito della regione liguria....quindi un po' di storia.....enjoy


I santuari della follia Le istituzioni manicomiali genovesi dall' '800 ad oggi
Sintesi Cronologica
1471
Sono riuniti a Pammatone, fondato cinquant'anni innanzi da Bartolomeo Bosco, i dodici o più ospedaletti ch'erano allora sparsi a Genova e nei dintorni; non vi sono tuttavia ammessi malati di mente.
1593
E' attestato il funzionamento del 'Ridotto' (Reductum), poi conosciuto come 'Spedale degli Incurabili', e più tardi abbreviato in 'Spedaletto' primo luogo di ricovero temporaneo per "pazzi" pauperes et miserabiles.
1607
Primi ospiti femminili accolti allo 'Spedaletto'.
1627
I posti letto sono portati a 50; inoltre sono ammessi anche ospiti "a pensione" (retta annua: 100 lire genovesi).
metà '700
Si inizia a parlare della costruzione di un edificio appositamente destinato ai "pazzi", anche per dare respiro ai due ospedali genovesi (Pammatone e Incurabili) costantemente sovraffollati.
1826
Il Marchese Antonio Brignole Sale, chiamato alla presidenza della giunta degli Istituti ospedalieri genovesi, si adopera per la creazione di "un asilo speciale per gli alienati".
1830
Individuata l'area, si affida la progettazione del nuovo manicomio di via Galata, nel rione S.Vincenzo, a Carlo Barabino, architetto della civica amministrazione, e a Domenico Cervetto, architetto dei due spedali.
1834
Inizia la costruzione del manicomio, che consta di un vasto fabbricato centrale, rotondo, di cinque piani, dal quale si dipartono simmetricamente sei raggi che giungono all'altezza di tre piani, oltre un quarto a tetto; conta complessivamente 400 posti letto.
1841
Viene inaugurato il primo manicomio genovese, che riceve dallo Spedale degli Incurabili 162 alienati di cui 78 uomini e 84 donne.
1846
Si tiene a Genova l'ottava riunione degli scienziati italiani, sotto la presidenza del marchese Antonio Brignole Sale; delle varie commissioni nominate per la visita ai centri scientifici genovesi, una riferisce sul nuovo manicomio genovese. Pur lodandone struttura e funzionamento, rileva l'infelice posizione dell'edificio, in una zona urbana quasi del centro cittadino; conclude osservando che Genova avrebbe avuto bisogno, un giorno, d'un altro ospedale per malati di mente.
1865
La legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865, n.2248 all.A) pone a carico delle Province italiane le spese per gli infermi di mente.
1876
Il Consiglio Provinciale, su proposta della Deputazione, decide di assumere in proprio la gestione manicomiale, eventualmente acquistando il manicomio di via Galata; in questo momento risultano ricoverati circa 800 alienati, dei quali 591 in via Galata, 204 nell'Ospedaletto (o Cronici) e una decina a Pammatone; le tre strutture risultano comunque cronicamente sovraffollate.
1878
Una commissione si esprime per la chiusura del Manicomio di via Galata, anche vista l'impossibilità di ampliare la struttura esistente per l'estrema difficoltà di acquisire i terreni circostanti lo stabili, non di proprietà.
1880 e seguenti
La Provincia valuta le varie proposte di affitto e di vendita (o, in alcuni casi, di donazione) di fabbricati e terreni: l'ex convento di S.Nicola di Borzoli;treproprietàinValPolcevera,aRivarolo;eancoraa
Sampierdarena, Bolzaneto, Pontedecimo (Ceranesi), Quinto, Isola del Cantone, Albisola Superiore e Cogoleto (Prato Zanino).
1883
Relazione favorevole alla costruzione di un Manicomio nel comune di Cogoleto da parte di una commissione, nominata dal Comune di Cogoleto e da un privato cittadino.
1884
Poiché la situazione del manicomio urbano, la cui popolazione è ormai salita a 900 unità, è insostenibile, mentre si cerca una sede definitiva per il nuovo manicomio la Provincia è costretta a soluzioni di emergenza: in un grosso fabbricato affittato a Bolzaneto sono trasferiti 135 ricoverati.
1884-5
La Provincia affitta un altro fabbricato, nel quartiere di S.Francesco d'Albaro, per adibirlo a sede del nuovo manicomio: l'opposizione degli abitanti vanifica però il progetto (parere negativo del Prof.Lombroso).
1888
La Provincia, ritenuta impraticabile la via delle "succursali", indice un concorso per la costruzione di un grande Manicomio a Prato Zanino (Cogoleto): opposizioni della stampa e delle famiglie degli alienati (per l'eccessiva lontananza da Genova); successivamente il progetto viene ritoccato e, accanto al grande manicomio a Prato Zanino (Cogoleto), si parla di una sua piccola succursale genovese.
1889
Il progetto della Provincia viene bocciato dalla Commissione prefettizia "..perché la costruzione di uno Stabilimento Sanitario di 1000 ammalati è contraria ai principi della scienza ed ai risultati dell'esperienza, sia perché, per quanto riguarda la località prescelta, l'acqua di cui è fornita, e lo Stabilimento costruendo, l'Amministrazione Provinciale non ha fatto tutti gli studi necessari perché l'opera presentasse le garanzie sanitarie ed igieniche opportune".
1892
La questione della costruzione del nuovo Manicomio diviene improcrastinabile: la popolazione ricoverata è salita a 1189 infermi così distribuiti: 588 nel manicomio di via Galata, 150 e 335 nelle succursali di Bolzaneto e Coronata, 48 ai Cronici o Ospedaletto, 37 nell'ospedale di Varazze e 11 altrove.
1892
La Provincia inizia la costruzione del Manicomio di Quarto, capace di accogliere 700 alienati; il progetto è del 38enne architetto vercellese Vincenzo Canetti.
1895
Viene inaugurato il nuovo Manicomio di Quarto; la Deputazione Provinciale ne ha approvato il regolamento; i primi malati vengono fatti affluire dalle varie succursali: da Coronata vengono trasferiti in 7 giorni (6-12 aprile 1895) 377 degenti mediante "omnibus comuni di riviera" appositamente noleggiati, che viaggiano all'alba per evitare il traffico e "I'importunità della folla, che certamente si sarebbe agglomerata lungo le vie ad osservare il convoglio dei pazzi".
1897
Il numero crescente di persone da internare riporta l'attenzione sull'esigenza di trovare nuovi spazi. Si parla già di ampliare il Manicomio di Quarto, acquistando Villa dell'Isola, di 45 mila mq, con un settore "a pagamento" per ricoverati agitati.
1898
Il Consiglio Provinciale si esprime contro l'ampliamento di Quarto e, nuovamente, a favore di un istituto nel ponente genovese (Prato Zanino) o di tante "succursali".
1900
La capienza del Manicomio di Quarto passa da 700 a 850 posti; le condizioni di vita sono sempre spaventose: nel 1901 si registra una mortalità per tubercolosi di oltre il 10% dei ricoverati.
1903
La Provincia affitta, adibendolo a succursale, un ex convento delle suore Giannelline in via Mondonuovo, a Genova.
1904
Legge sui manicomi e gli alienati del 14 febbraio 1904, n.36.
1904,
Rapporto "Per lo studio di progetti di manicomio", del direttore del iiiildiGUMbiiitl
luglio
manicomio provinciale di Genova, Ugo Maccabruni: vi si rappresenta la necessità che Genova abbia un secondo grande Manicomio.
1905
Il numero di "maniaci" in carico alla Provincia è di 2108. La relazione della commissione di vigilanza, eletta ogni anno dalla deputazione provinciale, evidenzia il sovraffollamento e le misere condizioni di vita delle persone rinchiuse: lagnanza che ricorre in tutte le relazioni degli anni successivi.
1907, marzo
il Consiglio provinciale, in seduta straordinaria, vista l'esigenza di far fronte al sovraffollamento dei manicomi di Quarto e via Galata, approva la proposta della Deputazione di iniziare la parziale costruzione del nuovo manicomio di Cogoleto, secondo un progetto di esecuzione stralciato dal progetto generale, in fase di ultimazione.
1908, novembre
il Consiglio provinciale approva il progetto generale del manicomio provinciale dl Cogoleto, in grado di ospitare 2400 persone. In base alla Relazione illustrativa, la superficie complessiva è di 934.000 metri quadrati del quali 395.000 mq sono destinati al Manicomio propriamente detto (con struttura "a villaggio"); la superficie restante, che costituisce una zona dl isolamento del Manicomio propriamente detto, potrà in avvenire essere utilizzata per l'istituzione dl una colonia agricola manicomiale. La costruzione del Manicomio di Cogoleto si protrarrà per molti anni, anche a causa di lunga vertenza con la ditta appaltatrice.
1908
Sono aperte nuove succursali a Genova; una delle più rilevanti è quella creata nello stabile in località Paverano, capace di 400 ammalati, ove si crea l'istituto per alienati cronici (riservato alle donne) utilizzato temporaneamente come clinica delle malattie mentali, in attesa della costruzione della clinica definitiva.
1909
R.D. 16 agosto 1909, n. 615: "Regolamento sui manicomi e sugli alienati".
1909
La Provincia si impegna con l'amministrazione ospedaliera di Pammatone e con l'ente morale del manicomio di via Galata a lasciar libero il fabbricato di via Galata: tutti i degenti lasciano il manicomio entro la fine del 1912.
1910
Viene insediata una commissione d'inchiesta per far luce sul cattivo funzionamento del manicomio di Quarto. I risultati sono desolanti: si evidenzia, tra l'altro, che la misura eccezionale e poco garantista del cd "ricovero d'urgenza" è invece la prassi normalmente seguita per il ricovero degli alienati. La situazione non migliorerà nei decenni successivi.
1911
A Quarto si registra la punta record di 222 decessi, 56 dei quali provocati da una violentissima epidemia di colera. L'età media nei manicomi arriva appena a 47 anni.
1911-1912
Affluiscono a Cogoleto malati dalle succursali, ormai chiuse, di La Spezia (125 malati) e di via Mondonuovo (100 malati); nel dicembre 1912 è ultimato infine, come detto, lo sgombero del manicomio di via Galata.
1913
Il manicomio di Via Galata viene demolito, e l'intera zona (oggi in pieno centro cittadino) subisce profonde trasformazioni urbanistiche.
1913
Il direttore di Paverano, Masini, espone un "programma per la soluzione dei problema manicomiale della provincia di Genova" : nella relazione è presentato un quadro impressionante della situazione di Quarto
1914
Si decide l'ampliamento di Cogoleto, e viene affidata ad un'impresa la costruzione di tre padiglioni : due per tranquilli, uno per frenastenici; i lavori però si protrarranno e saranno ultimati, da un'altra impresa, solo nel 1922.
1915-1918
Durante la guerra numerosi militari vengono inviati "in osservazione" a Cogoleto (47 nel 1915, 319 nel 1916, 607 nel 1917, 748 nel 1918, 450 nel 1919); due padiglioni vengono militarizzati.
1920
Agitazione sindacale del personale di assistenza e di quello addetto ai servizi generali.
1923
Si appaltano a Prato Zanino i lavori per la costruzione di un padiglione adibito a servizi generali, ultimato nel giugno 1926, che si aggiunge ai 16 padiglioni già esistenti a Cogoleto (3 per agitati, 1 per vigilanza continua ed osservazione uomini, 1 per criminali ed alienati di difficile custodia, 5 per semiagitati, 1 per cronici, 2 per tranquilli e lavoratori, 1 per piccoli frenastenici, 1 per infermeria, 1 per deboli e convalescenti). A Paverano ci sono circa 450 infermi (con una sezione maschile). A Quarto, in una caotica situazione di affollamento, si trovano 1178 ricoverati.
1924
La Deputazione provinciale delibera la sistemazione generale dei manicomi provinciali.
1925
Viene approvato il progetto di ampliamento di Quarto, che potrà accogliere 1200-1250 ricoverati, grazie alla costruzione di 8 padiglioni nell'area di Villa Poggi, recentemente acquistata: ma il progetto non viene poi realizzato.
1926
Ispezione di una commissione di vigilanza sui manicomi della Provincia di Genova, che nella relazione conclusiva evidenzia che né Quarto né Cogoleto né Paverano sono, per vari motivi, rispondenti agli scopi.
1927
La Commissione Reale per l'amministrazione straordinaria della Provincia che, nel frattempo, ha preso il posto degli organi elettivi, decide di: - unificare amministrativamente gli Istituti di Quarto e di Cogoleto, con direzione unica e con accentramento dell'accettazione e della osservazione a Quarto; quest'ultimo avrà quindi carattere di ospedale psichiatrico (cioè vero e proprio istituto di cura), mentre Cogoleto avrà carattere sussidiario, di semplice assistenza (per forme croniche inguaribili) con una grande e moderna colonia agricola e la istituzione di tutti i possibili laboratori; Cogoleto rimarrà inoltre punto di accoglienza per i malati del "ponente" (accoglie 568 savonesi nel 1927); - abolire nel più breve termine dell'istituto succursale di Paverano, e provvedere al rimpatrio di tutti i ricoverati fuori provincia; - completare il manicomio di Quarto con la costruzione degli edifici già progettati e finanziati, partendo con 5 padiglioni (2 di osservazione e 2 di isolamento) e poi gli altri, per un totale di 10 nuovi padiglioni "a villaggio": complessivamente, alla fine Quarto potrà così ospitare 1300 ricoverati (Cogoleto da 2000 a 2500 "maniaci" lungodegenti).
1927
Una deliberazione dell'amministrazione sostituisce alla denominazione "Manicomio" quella di "Ospedale Psichiatrico", vietando anche, negli atti ufficiali (ad eccezione, per motivi clinico-scientifici, di quelli medici), le espressioni "demente, alienato, mentecatto, maniaco" da sostituirsi con quella di "infermo di mente".
1929
Sono istituiti dalla Provincia i "Dispensari neuropsichiatrici e di patronato per infermi di mente poveri dimessi"; dapprima dipendenti dall'ospedale di Quarto, nel 1933 sono resi autonomi con la denominazione "Servizi provinciali di igiene mentale, di assistenza e medicina sociale" con funzioni di assistenza extra-ospedaliera, prevenzione, cura.
1930
il Rettorato provinciale approva il progetto per la costruzione dei nuovi edifici di accettazione, osservazione e cura a Quarto, inaugurati tre anni più tardi.
1933
La Provincia cede la proprietà dell'istituto Paverano alla Società ligure deibeniimmobilichelaconcedeinusoall'OperadiDonOrione:la
Provincia si riserva di inviarvi un congruo numero (200-300) di persone dimesse per miglioramento e da "affidare" al Piccolo Cottolengo; amministrativamente però restano a carico della Provincia.
1933
Viene approvato il nuovo piano regolatore del manicomio di Cogoleto: prevede un' espansione tale da portare la potenzialità ricettiva fino a 3.600 unità con la costruzione di 7 nuovi padiglioni per degenti maschi e 6 per degenti femmine; prevede la costruzione di una colonia industriale (6 capannoni per opifici maschili e 2 per opifici femminili), di un panificio, di un pastificio, di magazzini, e di altri edifici.
1930-1938
A Cogoleto, le strutture destinate alla colonia agricola sono potenziate: sono costruiti una stalla per bovini, un porcile, un pollaio, una conigliera, un macello e un garage; quindi due nuove stalle, un frutteto, un nuovo impianto irriguo, e sono risistemate alcune casette rurali.
1934
la Provincia istituisce a "Villa dell'Isola", sulla collina di Quarto, una casa di cura per infermi neuropsichici d'ambo i sessi delle classi medie e agiate; nel 1938 a Villa dell'isola si aggiunge "Villa Marina": il numero dei degenti (abbienti) di queste due case non supererà mai il centinaio.
1942-1945
A varie riprese, alcune centinaia di ricoverati sono spostati, nel 1942, da Quarto a Cogoleto per far posto al reparto militare italo-tedesco; nel 1943 altri 500 vengono fatti sgombrare da Quarto; altri vengono trasferiti fuori Regione (500 a Brescia; 123 a Venezia, 210 nel Milanese; dopo l'Armistizio, Quarto viene occupata dalle truppe anglo-americane.
1945-1955
Gli ospedali psichiatrici, nel dopoguerra, si ripopolano progressivamente. Le persone internate da 1.919 che erano nel 1945, diventano 2.689 nel 1951, 2.818 nel 1952, 2.904 nel 1953, 2.995 nel 1954, 3.304 nel 1955.
1961
La socioterapia fa la sua prima comparsa nei manicomi genovesi con alcune iniziative che coinvolgono un ridotto numero di degenti; diminuisce il ricorso all'elettroshock, che resta tuttavia molto usato (1110 trattamenti nei due ospedali nel 1954, 1122 nel 1955, 922 nel 1957, 588 nel 1959; poi 353 trattamenti nel 1965, 255 nei 1967, 141 nel 1969, 9 nel 1974, nessuno nel 1975).
1963
A Quarto si registra la più alta punta di mortalità del dopoguerra (6%); viene insediata una commissione consiliare per studiare una sistemazione edilizia e strutturale degli istituti; si inizia una regolare attività di psicoterapia di gruppo per 50 pazienti.
1968
Legge 18 marzo 1968 n.431 (detta "legge Mariotti"): non supera la logica manicomiale, ma abolisce le forme più retrive di discriminazione e ghettizzazione, mirando a riportare gli standard dell'assistenza manicomiale ai parametri degli ospedali comuni.
1969
A Quarto (1.581 degenti) entra in funzione il nuovo padiglione per laboratori (il cosiddetto "padiglione polmone" destinato ad attività ergosocioterapeutiche) la cui costruzione è iniziata tre anni prima.
1973
Viene ultimata la costruzione del P.O.N. (padiglione per nevrotici e di osservazione) decisa dal Consiglio provinciale nel 1967; viene nominata una commissione di indagine per indicare "le iniziative da adottarsi nel breve e medio periodo": i risultati dello studio sono approvati nel 1974 dal Consiglio provinciale
1975
Il Consiglio provinciale approva il nuovo regolamento interno dei manicomi provinciali, ove si trovano, in quell'anno, 3118 persone.
1977
il Consiglio provinciale approva la Carta dei diritti dei ricoverati
1978, maggio
Legge 13 maggio 1978, n. 180 "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori".
1978, dicembre
Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale", che conferma e sviluppa i contenuti della legge 180.
1979
La Provincia trasforma il P.O.N., finito di costruire pochi anni addietro, in una scuola media superiore, che entra in funzione nell'a.s.1979/80.
1980
Il Consiglio provinciale approva due piani per la riconversione dei complessi immobiliari di Quarto e di Cogoleto: Quarto avrà una zona ospedaliera per le residue attività del manicomio, servizi di interesse pubblico, zona verde etc nelle rimanenti aree; a Cogoleto, un'area destinata all'assistenza e all'ospitalità, un'area da adibire a scuola di istruzione tecnica superiore ad indirizzo agricolo con annesso convitto; inoltre, altre aree per l'esercizio dell'agricoltura sperimentale, per insediamenti artigianali per piccole industrie, zone residenziali, di servizi, etc.
1980
I ricoverati ancora presenti nei due ospedali sono 1868.
La presente cronologia si basa sui dati riportati da "I santuari della follia - Le istituzioni manicomiali genovesi dall' '800 ad oggi" - una pubblicazione edita dalla Provincia di Genova nel luglio 1980.

24 maggio, 2011

Ciao PS

Cari amici e colleghi....è un po' di tempo che mi ripromettevo di mettere le mani in questo blog, ma date le ultime vicissitudini il tempo è stato tiranno.

Il 23 marzo 2011 alle ore o6.oo a.m. ho chiuso il pronto soccorso dell'ospedale S.Antonio e con quello l'attivita' della struttura è cessata del tutto.

Dopo 25 anni di P.S., e piu' precisamente dal 1 dicembre 1985 in qualita' di I.P. turnista, mi ritrovo im "esubero" e dopo graduatoria assegnato "provvisoriamente" al Dipartimento di Salute Mentale c\o le R.S.A. Psichiatriche di Genova Quarto (ex storico Ospedale Psichiatrico); praticamente un pesce d'acqua dolce ad un raduno di acciughe.....alla faccia delle competenze, delle qualifiche possedute e tantomeno ai meriti professionali...checchè ne dica il Sig. Brunetta (a proposito è un po' di tempo che non proclama alcunchè....), anzi non si è tenuto conto, come sempre, delle specifiche individualità....insomma trattati da esuberi costosi e non da risorse indispensabili.......e tutto questo perchè? La risposta purtroppo non è semplice e bisogna analizzare la situazione da più punti di vista....ad esempio si è scoperto che non era una questione di costi, essendo la struttura in attivo grazie all'elevato numero di ricchi DRG che produceva l'ortopedia del Dott. Federici...ma curiosamente l'ortopedia c'entra e non poco; mi spiego meglio....la regione Liguria soffriva da tempo immemore di fuga verso altre regioni di pazienti aventi la necessita di interventi protesici alle anche....un costo regionale insostenibile....da qui l'idea di rafforzare la chirurgia protesica creando un polo d'eccellenza affiancato da stutture riabilitative in una immaginifica sinergia virtuosa.....la strada giusta a prima vista....ma allora perchè distruggere un ortopedia che lavora ad un ritmo di piu' di 600 protesi annue e spedirla in una struttura scomoda e mal gestista come è Lo Scassi di Sampierdarena dove attualmente , da notizie di corsia, Federici opera meno della meta' di quello che faceva a Recco...e tra poco si ritrovera' anche senza quegli infermieri che per il reparto avevano sempre dato quel qualcosa in piu'..... risultato.... la lista di attesa per interventi di protesica, da Federici, passa da 6 mesi a piu' di un anno.....ma allora qualcosa non torna, penseranno i piu' ingenui. Come sempre la merda è nascosta pietosamente e neanche troppo bene visto che l'ulteriore pensata dei vertici regionali sanitari (leggi Sig Montaldo) è quella di offrire le nuove sale operatorie dell'Ospedale di Rapallo in gestione privatistica agli ortopedici (che già sono pagati nel pubblico per fare la medesima cosa)... ma solo di una certa scuola......quella di un illustre ortopedico che casualmente è stato uno dei piu' munifici sostenitori alle regionali scorse per la candidatura del Sig. Burlando, compagno di partito del Sig. Montaldo sucitato; che casualità strane....ma a volte succedono. Si ma il deficit sanitario regionale....quello paventato di 170 ml di euro che si sventolava ad Agosto 2010 come spauracchio e causa principe delle razionalizzazioni in sanita'? un'altra bufala dei nostri amministratori visto che il riparto del fondo nazionale è stato sui livelli del precedente....quindi in teoria si è sotto solo del livello di inflazione programmata....lo dimostra anche un altra decisione presa da questi apicali scriteriati.....si trasloca la direzione generale della ASL 3 da Via Bertani, dove la strutttura non è a norma, per altro non lo era neanche prima del trasloco dalle aree di Quarto svendute a chissachi visto che chi rilascia le idoneita strutturali è la stessa ASL, verso una struttura ex industriale a Sampierdarena e il tutto per la modica cifra di 17 milioni di euro!!!! Questo da un certo punto di vista spiega il perchè del passaggio da Unità Sanitarie locali ad Aziende Sanitarie....per favorire delle speculazioni edilizie!!!.....ma le speculazioni bisogna saperle fare cari apicali, perchè in genere si guadagna e non si perde ma a voi va al contrario....chissa perchè? Non vorrei lanciare il dubbio, per alcuni legittimo, che dove si ristruttura girano appalti e soldi che in parte, magicamente rimangono attaccati alle dita di quei pochi (apicali) che al posto di occuparsi dei bisogni della popolazione più anziana d'italia giocano a fare i Fratelli Caltagirone.....Da qui le ristrutturazioni, le rimodulazioni dei servizi, ovvero di quel wellfare che ci siamo conquistati negli anni d'oro del movimento operaio e che questa sinistra, con la connivenza di qualche sindacato maggioritario ci sta propinando......io lo chiamerei liberismo di sinistra......ma a voi il giudizio.....zero

10 aprile, 2009

Phuturistix

Cari amici ed ascoltatori.......
Phuturistix è un progetto inglese di un duo di musicisti Zed Bias e DJ Injekta (Dave Jones e Sefton Motley) che opera nel genere broken beat, questo "Feel it out" CD del 2003 per la Hospital Rec. è il loro debutto dopo un paio di EP.....qualche feuturing di spicco, vedi Atjazz e qualche voce femminile con tendenze al soul, e le 14 tracce dell'album scivolano via....qualche pezzo indubbiamente piu' radiofonico attirera' gli avventurosi Dj, in ogni caso da ascoltare.....HERE....enjoy ....zero

06 aprile, 2009

Ipasvi

Con la sentenza della cassazione del 13 febbraio 2009 n°6491 i giudici ritengono che la tassa ipasvi deve essere pagata solo da chi esercita la libera professione.

Leggete i punti salienti della sentenza:


Ciò posto, osserva la Corte che l'iscrizione all'albo professionale configura un atto di accertamento costitutivo, operante erga omnes, dello status di professionista ed è imposta soltanto a coloro che esercitano la “libera professione” mediante contratti d'opera direttamente con il pubblico dei clienti. L'obbligo d'iscrizione nell'apposito albo degli esercenti la libera professione di infermiere (art. 8 d.lgs. C.P.S. n. 233/’46) è, in sostanza, strettamente connesso alla necessità di portare a conoscenza del pubblico quali siano le persone autorizzate ad esercitare tale professione e di garantire che le stesse siano sottoposte alla vigilanza dei competenti Collegi per eventuali aspetti disciplinari e per l'osservanza delle tariffe predisposte. Esercitare liberamente una professione significa compiere atti caratteristici della stessa, cioè a dire una persona, dotata di un corredo particolare di cognizioni tecnico-scientifiche, pone tale suo bagaglio culturale, in piena autonomia e a fine lucrativo, a disposizione della potenziale utenza con continuità e sistematicità, il che lascia intuire il notevole rilievo etico-sociale della professione medesima e la necessità che la stessa sia, per così dire, monitorata attraverso l'iscrizione dell'esercente nell'apposito albo previsto dalla legge.L'obbligo d'iscrizione non sussiste, invece, per gli infermieri professionali che non svolgono attività autonoma e libera, ma sono legati da un rapporto di lavoro dipendente anche con una struttura privata, direttamente o indirettamente accreditata presso la Pubblica Amministrazione, considerato che in tale caso non esplicano “attività professionale mediante contratti d'opera direttamente con il pubblico dei clienti”, non necessitano di una sorveglianza sulle tariffe applicate, in quanto percepiscono uno stipendio fisso, rispondono disciplinarmente al loro datore di lavoro al quale sono legati da rapporto gerarchico, devono incontrare - nello svolgimento delle loro funzioni - il gradimento e la piena soddisfazione della struttura sanitaria presso la quale lavorano, anche se quest'ultima non è pubblica ma è comunque accreditata e convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale.


Tale conclusione trova un preciso aggancio normativo nell'art. 10 del d.lgs. C.P.S. n. 233/1946, che prevede per gli operatori sanitari che rivestano la qualifica di dipendenti di enti pubblici la mera possibilità dell'iscrizione all'albo, con conseguente assoggettamento alla disciplina dell'Ordine o del Collegio, “limitatamente all'esercizio della libera professione”, ove questo non sia loro vietato dagli ordinamenti dell'ente dal quale dipendono.

14 febbraio, 2009

Questionario

Cari amici,colleghi ed ascoltatori.....
ad integrazione del precedente post accludo ora il questionario per la valutazione della quantità \ qualita' del riposo preso direttamente dal sito della A.i.m.s. che vorrei utilizzare per la ricerca di cui il precedente post parla........zero

DISTURBI DEL SONNO E DELLA VEGLIA
QUESTIONARIO DI SCREENING PER IL MEDICO DEL LAVORO

Cognome ………………………. Nome………………………. Data di nascita……………..
Sesso 􀀀 F 􀀀 M Età …….. Peso kg……… Altezza m ……… BMIA .................
Azienda …………………………………………………………………………………………..
Settore lavorativo……………...................………. Mansione ……………………….................
Orario di lavoroB 􀀀 giornaliero 􀀀 turnista
1) Quante ore deve dormire la notte per stare bene durante la giornata? 􀀀 >8
􀀀 6-8
􀀀 <6
2) Potendo scegliere, preferirebbe: 􀀀 dormire presto la sera ed alzarsi presto al mattino
􀀀 coricarsi a tarda notte e dormire fino a mattino inoltrato
􀀀 dormire agli orari convenzionali
3) Nel complesso si ritiene soddisfatto della qualità del suo sonno? 􀀀 molto
􀀀 abbastanza
􀀀 poco
􀀀 per nulla
4) In passato dormiva meglio? 􀀀 no
􀀀 si fino a quando (in anni) .............................
perché: 􀀀 eventi di vita
􀀀 orari di lavoro
􀀀 altro…………………………………
5) Riesce abitualmente a dormire il numero di ore di cui ha bisogno?
􀀀 si
􀀀 no perché ? ...............................................................
quante ore dorme ? ...............................................
6) Al risveglio del mattino si sente generalmente fresco e riposato? 􀀀 si
􀀀 no
7) Fa abitualmente pisolini? 􀀀 si perché: 􀀀 recupero sonno
􀀀 altro ………………………….....
􀀀 no perché: 􀀀 non posso
􀀀 non ne ho bisogno
8) Russa abitualmente di notte? 􀀀 no
􀀀 si
􀀀 non so
9) Presenta abitualmente pause respiratorie in sonno (riferite dal partner o percepite come risveglio
con soffocamento ?) 􀀀 no
􀀀 si
􀀀 non so
Ver. 06/11/2007
10) Generalmente durante il giorno si sente stanco e assonnato? 􀀀 no
􀀀 si
11) Durante il giorno ha spesso colpi di sonno? 􀀀 no
􀀀 si
12) Ha avuto in passato incidenti stradali e/o infortuni probabilmente dovuti a sonnolenza?
􀀀 no
􀀀 si
13) Patologie note (specificare se pregresse o in atto)
Patologie del sonno 􀀀 no
􀀀 si 􀀀 insonnia
􀀀 sindrome delle apnee notturne (OSAS)
􀀀 eccessiva sonnolenza diurna
􀀀 mioclono periodico notturno (PLM) e/o
sindrome delle gambe senza riposo (RLS)
􀀀 altro……………………………………….
Patologie neuropsichiatriche 􀀀 no
􀀀 si 􀀀 sindrome ansioso-depressiva
􀀀 epilessia
􀀀 trauma cranico maggiore
􀀀 cefalea
􀀀 altro…………………………………..
Patologie internistiche (in atto) 􀀀 no
􀀀 si 􀀀 BPCO
􀀀 diabete mellito
􀀀 ipertensione arteriosa
􀀀 cardiopatie
􀀀 anemia
􀀀 patologie muscolo-scheletriche
􀀀 altro…………………………………..
14) Assume farmaci che possono interferire con la vigilanza (a scopo ipnotico o altro )?
􀀀 no
􀀀 si 􀀀 antistaminici
􀀀 antipertensivi
􀀀 cortisonici
􀀀 psicofarmaci ( 􀀀 uso 􀀀 abuso franco )
􀀀 antidepressivi
􀀀 benzodiazepine
􀀀 neurolettici
􀀀 ipnotici non-benzodiazepinici
􀀀 melatonina
􀀀 altro ……………………………………
15) Quanti caffè beve nelle 24 ore? 􀀀 Nessuno
􀀀 1-3
􀀀 > 3
Ver. 06/11/2007
16) Quanto alcool beve abitualmente nelle 24 ore (vino, birra, superalcolici)?
(espresso in Unità AlcolicheC)
􀀀 non bevitore
􀀀 bevitore moderato (1-2 U.A. / die)
􀀀 bevitore medio (3-5 U.A. / die)
􀀀 bevitore forte (> 5 U.A. / die)
17) Nel suo lavoro vi può essere esposizione a neurotossici?:
􀀀 no
􀀀 si 􀀀 solventi (trielina, toluene, stirene, acetone, ecc.)
􀀀 gas anestetici
􀀀 antiparassitari
􀀀 ossido di carbonio
􀀀 mercurio
􀀀 altro .....................................................
---------------------------------- SE LAVORA A TURNI -------------------------------------
18) Da quanti anni lavora a turni? ………………………
19) Tipo di turno:
􀀀 ciclo continuo
􀀀 ciclo discontinuo (interruzione nel fine settimana)
􀀀 turni a rotazione con notte
􀀀 turni a rotazione senza notte
􀀀 turno fisso 􀀀 notturno
􀀀 diurno
􀀀 altro ………………………………………………………………
􀀀 a rotazione rapida (cambio del turno ogni 1 o 2 o 3 gg)
􀀀 a rotazione lenta (cambio del turno ogni 4 o più gg)
senso di rotazione 􀀀 mattino, pomeriggio, notte
􀀀 pomeriggio, mattino, notte
20) Quanti turni notturniD effettua nell’arco di un anno (mediamente)? …………………………..
21) Orari di inizio e fine turni: mattino …………………………….
pomeriggio ………………………..
notte .………………………………
22) Durante i turni di lavoro, le capitano colpi di sonno? 􀀀 no
􀀀 si in quale: 􀀀 mattino
􀀀 pomeriggio
􀀀 notte
23) Dopo il turno di notte, quante ore riesce a dormire mediamente il giorno successivoE ? ……….
Ver. 06/11/2007
Appendice
Se il paziente risponde positivamente ad almeno due delle domande n. 8 – 9 – 10 - 11, indicare:
- circonferenza collo (in cm)F ........................
- micro-retrognaziaG 􀀀 no 􀀀 si
Se il paziente risponde positivamente ad almeno una delle domande n. 10 – 11 - 22, somministrare
la Epworth Sleepiness Scale.
Note……………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
CONCLUSIONI 􀀀 non disturbi della vigilanza
􀀀 da inviare a Specialista
􀀀 da controllare nel tempo
Data ……………… Firma del Medico ……………………………………………..
Il sottoscritto dichiara che quanto segnalato nel presente questionario corrisponde al vero e si
impegna ad informare il medico competente ogniqualvolta intervengano modificazioni persistenti
dello stato di salute in qualche modo coinvolgenti il ritmo sonno-veglia.
Firma del lavoratore…………………………………………..


LEGENDA:
A- Il BMI (da calcolare solo in caso di sospetto valore patologico) si calcola dividendo il peso (in kg) per il quadrato
dell’altezza (in metri)
B -Si considera lavoro a turni anche il lavoro notturno fisso e il lavoro a orari insoliti ma stabili (p.e. fornaio, che lavora
dalle 3 alle 11 a.m.)
C- Una Unità Alcolica = 12 gr di alcol puro = 1 bicchiere 125 ml di vino = 1 lattina 330 ml di birra = 1 bicchierino 40
ml di superalcolico (semplificato da "Istituto Superiore Sanità" e "Società Italiana Alcologia").
D -Per turno notturno si intende il lavoro effettuato almeno in parte nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del
mattino
E -Indicare il totale delle ore dormite nell’arco della giornata, anche se in episodi diversi
F- La circonferenza del collo è considerata patologica se superiore a 43 cm (maschi) e a 41 cm (femmine).
G- Unitamente a tutti i dismorfismi cranio-facciali che possono determinare una riduzione del calibro delle prime vie
aeree.

Allegato 1;



EPWORTH SLEEPINESS SCALE

Che probabilità ha di appisolarsi o di addormentarsi nelle seguenti situazioni,
indipendentemente dalla sensazione di stanchezza?
La domanda si riferisce alle usuali abitudini di vita nell'ultimo periodo.
Qualora non si sia trovato di recente in alcune delle situazioni elencate sotto, provi ad
immaginare come si sentirebbe.
Usi la seguente scala per scegliere il punteggio più adatto ad ogni situazione:
O = non mi addormento mai
1 = ho qualche probabilità di addormentarmi
2 = ho una discreta probabilità di addormentarmi
3 = ho un'alta probabilità di addormentarmi
Situazioni
a. Seduto mentre leggo ____
b. Guardando la TV ____
c. Seduto, inattivo in un luogo pubblico (a teatro, ad una conferenza) ____
d. Passeggero in automobile, per un'ora senza sosta ____
e. Sdraiato per riposare nel pomeriggio, quando ne ho l'occasione ____
f. Seduto mentre parlo con qualcuno. ____
g. Seduto tranquillamente dopo pranzo, senza avere bevuto alcoolici ____
h. In automobile, fermo per pochi minuti nel traffico ____
SOMMA ____

RISULTATO

Se il punteggio totalizzato è superiore a 10, ciò è indicativo di una sonnolenza diurna eccessiva.

IL LAVORO NOTTURNO E' ANTIBIOLOGICO

Tutto e' ritmico
Il pulsare del cuore, del protoplasma, del respiro, le mestruazioni, l'alternanza del giorno e della notte, delle stagioni, delle maree, gli equinozi e i solstizi, il caldo e il freddo, le posizioni dei pianeti o del sole, le eruzioni solari, ecc. I bioritmi che interessano l'uomo e il suo corpo si chiamano circadiani; perche' si ripetono ogni 24 ore e sono influenzati e attivati dall’azione della luce sull'ipotalamo che induce nell’ipofisi la secrezione di melatonina: meno di notte e piu' di giorno. Questo bioritmo circadiano regola le ghiandole endocrine e gli organi del corpo, l'aumento del tasso di glucosio nel sangue, il volume di urina, il variare della pressione arteriosa, quello della temperatura corporea, i valori proteinici, degli elettroliti ecc.
I ritmi di Halberg
I ritmi biologici, scoperti da Franz Halberg, seguono una curva sinusoidale, che cresce fino a un massimo (acrofase) e poi scende fino a un minimo, variando intorno a un valore mediano. La doppia curva crescente, decrescente, poi nuovamente crescente e decrescente si completa in un periodo di tempo ben definito e caratteristico che puo' durare un giorno (ritmi circadiani), una settimana (ritmi circasettani), un mese (ritmi circatrigintani), un anno (ritmi circannuali). In particolare, il ritmo circadiano, (dalle parole latine "circa" e "dies" ciclo di quasi un giorno) e' il componente fondamentale di quello che comunemente chiamiamo orologio biologico
L’attività infermieristica è da sempre caratterizzata da un’articolazione dell’orario a turni, per garantire
la continuità delle prestazioni assistenziali e delle cure nelle 24 ore.
Il “lavoro a turni”, come è generalmente definito in letteratura, è un fattore essenziale dell’organizzazione del lavoro nelle aziende sanitarie, la cui modalità di progettazione e gestione non sempre viene considerata con la dovuta attenzione, in quanto determina una desincronizzazione delle funzioni fisiologiche, psicologiche e delle attività sociali con riflessi negativi sulla salute e benessere dei lavoratori e anche con ripercussioni di carattere giuridico.
A seguito di molteplici interviste con colleghi di esperienza e di lunga storia lavorativa sono riuscito a risalire alla meta' degli anni 60' dove gia' allora si svolgeva un turno sulle 24 h. articolato su una conseguenzialita' di tipo antiorario, pomeriggio, mattina e notte nella stessa giornata seguito da due gg di riposo. Un turno strutturato cosi' aveva vantaggi e svantaggi; un innegabile concentrazione delle ore di lavoro a favore di piu' tempo libero, ma dall'altro piatto della bilancia un innegabile stress bio psicologico .
Il lavoro di notte è una richiesta anti-biologica poiché l'orologio interno al nostro corpo favorisce il sonno durante la notte, al buio, e la veglia di giorno col sole.L'HOMO SAPIENS ha dunque una biologia che impone un orientamento temporale verso il giorno, in parole povere siamo animali diurni.
Il lavoro a turni, in particolare quello notturno, è dunque un fattore di rischio per la salute e il benessere dei lavoratori.(1)- (6)Gli effetti diretti sulla salute a breve termine sono il cambiamento dell'umore, la diminuzione dell'efficienza, la modifica delle abitudini alimentari e del sonno, quelli a lungo termine sono i disturbi gastro-intestinali, cardio-vascolari e neuro-psichici. L'età, il grado di nevrosi, le abitudini del sonno, i ritmi circadiani , le condizioni sociali della famiglia, il supporto sociale sono tutti elementi che individuano una particolare criticità dell'esposizione dei lavoratori a questo fattore di rischio. Il lavoro di notte aumenta il rischio di infortuni(anche gli errori di produzione aumentano) per la sonnolenza dovuta all'alterato ritmo circadiano che abbassa il livello di attenzione nel lavoro con l'esperienza dei ripetuti micro-sonni, maggiormente se il lavoro è monotono e ripetitivo o di "attesa". se vi è un elevato carico di lavoro e un prolungamento delle ore di lavoro. (1a)(Il rischio relativo in questo caso aumenta con il numero di ore lavorate, soprattutto dopo le dodici ore). Alcuni studi parlano di alterazioni del ciclo mestruale, di alterazioni nella sindrome pre-mestruale ma ancora, per la difficoltà ad avere dati epidemiologici conclusivi, il discorso non puo’ essere conclusivo.Sulle eventuali alterazioni nella vita sessuale gli scienziati tacciono.(2)
Studi interessanti di cronobiologia hanno posto l’attenzione sui livelli plasmatici di cortisolo, per gli addetti ai turni si traduce in maggior incidenza di patologie psichiche , gastro-intestinali e associati disturbi della risposta del sistema immunitario.
In una visione futuribile del mercato del lavoro, ma non per questo meno certa, nei prossimi anni si verifichera’ un aumento del numero di lavoratori che saranno impiegati in attivita’ produttive sulle 24 H., sia per scelte economiche che organizzative e quindi andrebbero sviluppati nuovi modelli organizzativi del lavoro che tengano conto di questi studi al fine di sviluppare migliore compliance e capacita fisica di supporto a questi lavoratori.
Nell’ottica di una esperienza pluridecennale come lavoratore turnista, personalmente ho sviluppato alcuni “sistemi” di resistenza a questo stress bio-psico-fisico, alcune semplici regole di comportamento che negli anni si sono affinate portandomi ad esempio a preferire un pasto al giorno verso la meta’ inoltrata del pomeriggio, o non eccedere nel sonno alla mattina dello smonto notte (non arrivare mai al di la delle ore 12 am), ed altri piccoli accorgimenti per evitare di stressare ulteriormente i tanti nostri orologi biologici.
Ognuno deve trovare di per se il proprio “metodo compensativo”; la risposta è estremamente individuale, anche se di per certo c’è un 30% dei lavoratori che per questioni puramente biologiche non è fisiologicamente adatto a poter fronteggiare questo tipo di stress fisico.
Dagli studi disponibili sono emersi alcuni fattori che incidono marcatamente sui lavoratori ai turni notturni:
La rapida rotazione
La direzione di rotazione del turno
La durata di esposizione ai turni


La rapida rotazione
Turno regolare nell’arco di pochi gg, routionario. Il sistema di turno a rotazione veloce non determina significative alterazioni del ritmo sonno\veglia, vi è comunque l’aspettativa psicologica che condiziona lo stato psicofisico del lavoratore. Diventa quindi di estrema importanza che i turno si svolga in un tempo ristretto nell’arco di pochi gg. In assenza di cio’ o lavoratori sottoposti ad un turno irregolare mostrano alte incidenze di affaticamento, nervosismo ed inadeguato riposo, maggiori incidenti sul lavoro, minore adattamento alla vita. Vi è una netta inversione dei ritmi circadiani dopo la quinta notte, con una netta diminuzione dell’ormone cortisolo alla mattina; mentre il picco del ritmo della melatonina è posticipato di 7 ore. (3)
Direzione di rotazione
La rotazione dei turni deve seguire il senso orario (mattino, pomeriggio, notte) in questo modo si è dimostrata unqa maggior adattabilita’ psico fisica, sarebbe da evitare un turno sincopato come quello in uso attualmente. (4)
Durata esposizione ai turni
Risultano dati compatibili con la possibilità che sei o più anni di lavoro
turnista può accrescere il rischio di malattie coronariche nelle donne,
mentre un periodo di dieci anni ha evidenziato un aumento di rischio di
cancro al seno. (4)

ALTERAZIONI BIOLOGICHE
Gli studi selezionati prendono in esame principalmente le alterazioni che si
manifestano:

• Nel ritmo di secrezione del cortisolo sia plasmatico che salivare.
(Shinkai S., S., Kurokawa Y., Toril J.)
• Nel ritmo di secrezione della melatonina. (Humm C.)
• Disturbi del sonno –caratterizzati da alterazioni quantitative e
qualitative. (Wilson J. L.- Shinkai S., Watanabe S., Kurokawa Y., Toril J.)
• Modificazioni del modello alimentare (in seguito all’irregolarità delle
ore sonno/veglia) che si riflettono nell’alta percentuale di ulcere
duodenali, peptiche e gastroduodeniti nei turnisti. (Wilson J. L., - Costa
G., Lievore F., Casaletti G., Gaffuri E., Folkard S.)
• Nel ritmo della termoregolazione. (Wilson J. L., - Costa G., Lievore F.,
Casaletti G., Gaffuri E., Folkard S.)
• Nel ritmo della secrezione delle catecolamine con conseguenti
modificazion valori della pressione arteriosa e frequenza cardiaca.
(Shinkai S., S., Kurokawa Y., Toril J.)
• Problemi circolatori e cardiovascolari : Esiste una relazione tra
infarto del miocardio e lavoro turnista, il rischio aumenta
progressivamente quando la permanenza nel turno raggiunge i 6/15
anni. ( 5 -Wilson J. L., - Kawachi I., G. A. Colditz, M. J. Stampfer, W. C.
Willet, J. E. Manson, F. E. Speitzer, C. H. Hennekens)
• Aumento del rischio di contrarre cancro al seno nella popolazione
femminile. (Schehammer E.S., Laden F., Speizer F. E., Willet W. C.,
Hunter D. J., Kawachi I., Colditz G. A.)

ALTERAZIONI PSICHICHE

• Disturbi del ritmo sonno-veglia(Wilson J. L., - Costa G., Lievore F.,
Casaletti G., Gaffuri E., Folkard S.- Humm C., - Shinkai S., S., Kurokawa
Y., Toril J. - Venuta M., Barzaghi L., Cavelieri C., Gamberoni T., Guaraldi
G. P.
• Disturbi psichici, come ansia, depressione e nevrosi, aumento del
consumo di sostanze psicotrope, aumento del consumo di alcool e
tabacco (Wilson J. - L.Skipper J. K., Jung F. D., Coffey L. C. - Shinkai S.,
S., Kurokawa Y., Toril J.)
• Perdita dell’efficienza mentale. (Wilson J. L. – Humm C.)
• Diminuzione dell’autostima legata all’incapacità di ricoprire un
costante ruolo domestico e sociale,della sfera affettiva ed emotiva.
(Wilson J. L. - L.Skipper J. K., Jung F D., Coffey L. C.)
• Aumento dello stress e del burn-out. (Shinkai S., S., Kurokawa Y.,
Toril J. – Humm C.)
• Perdita della concentrazione mentale. (Humm C.)
• Alterazione della personalità. (Costa G., Lievore F., Casaletti G.,
Gaffuri E., Folkard S.)

ALTERAZIONI SOCIALI

• Notevoli conflitti lavoro-famiglia. (Wilson J. L. - L.Skipper J. K., Jung
F D., Coffey L. C.)
• Difficoltà nella gestione individuale del tempo. (Wilson J. L. -
L.Skipper J. K., Jung F D., Coffey L. C.)
• Gli infermieri turnisti evidenziano performance minori e meno
motivate nella cura dei pazienti. ( Wilson J. L. - L.Skipper J. K., Jung F
D., Coffey L. C.)
• Minore possibilità di dedicare tempo alle attività personali. (Costa G.,
Lievore F., Casaletti G., Gaffuri E., Folkard S.)

Secondo uno studio americano del 2006, condotto da un gruppo di ricercatori del National Centre for Epidemiology and population health e pubblicato sul Journal of Marriage and Family, il lavoro notturno incide anche sull’equilibrio dell’intera famiglia. Infatti, i genitori costretti a massacranti orari notturni sono più stressati e depressi ed i figli sono più a rischio di avere difficoltà sociali ed emotive.

CONCLUSIONI

La vita lavorativa dei dipendenti della sanità si è allungata di molto, dopo il 1992 e la legge Amato, senza pero’ tenere conto del costo bio\sociale che coloro che lavorano ai turni avrebbero pagato; ad informazione nei primi anni 80’ la “vita media lavorativa” di un turnista era di poco inferiore ai 18 anni , poi si passavano gli anni che mancavano al raggiungimento del 25esimo anno lavorativo riciclandosi come giornalieri, abbandonando il turno, visto che la differenza di incoming veniva compensata dal differente trattamento economico dell’anzianita’.
Da quanto sopra esposto, si evince che per la peculiarita’ del lavoro ospedaliero e per l’ovvia necessita’ di garantire coperture sulle 24 ore non esiste, attualmente, una ricetta certa per poter azzerare questa tipologia di rischio, oltre al naturale compensazione che qualunque turnista mette in atto a livello di controllo sui propri ritmi circadiani, ma indubbiamente molto possono fare le amministrazioni sanitarie per migliorare lo status quo esistente; politiche volte alla soddisfazione del personale, monitoraggio delle condizioni e dei carichi lavorativi, partecipazione alle scelte dei percorsi lavorativi ma soprattutto, modifica CHE è a costo zero per le amministrazioni, portare il turno ad uno svolgimento in senso orario, modifica che inoltre garantirebbe il rispetto della norma UE (7) dello stacco di almeno 11 ore fra un turno e l’altro.
A tale scopo i sottoscritti infermieri propongono un esperimento cronobiologico di inversione dell’attuale turno Pom. \Matt., articolato su 1 anno di tempo a partire dal 1marzo 2009, giorno dello scivolamento annuale della turnazione , con sistema di controllo dell’andamento dei bioritmi \ qualita’ della vita mediante apposito questionario di valutazione a risposta multipla di “tipo Likert” con rilevazioni trimestrali. Nel mese di febbraio 2010 , al termine della ricerca verra’ redatto e pubblicato su piattaforma web un report finale dei risultati emersi da questo studio infermieristico.

Bibliografia:


(1) G. Costa "Disagi e patologie da lavoro a turni" in La salute dei lavoratori della sanità, a cura di Antonio Cristofolini, Comano Terme 18-19 maggio 1989. Ed. L'Editore, Trento 1990.
(1a) Costa G. Shift work and occupational medicine: an overview. Occup Med (Lond) 2003; 53: 83-88.
(2) Garbarino S. Lavoro notturno. Impatto sulla salute e sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro. G Ital Med Lav Erg 2006; 28(1): 89-105.
(3) Wilson J.L. – Shinkai S., Watanabe S.,Kurokawa Y.,Toril J.)
(4) Wilson J.L- Venuta M., Barzaghi L., Cavelier C., Gamberoni T., Guaraldi G.P.
(5) Wilson J. L., - I. Kawachi, G. A. Colditz, M. J. Stampfer, W.C. Willet, J. E. Manson, F. E. Speitzer, C. H. Hennekens.
(6) Selye H. The general-adaptation-syndrome. Annu Rev Med 1951; 2:
327-342.
(7)Risoluzione Parlamento Europeo 25\02\1999

23 giugno, 2008

Etno Jazz

Casa Enja ci omaggia facendoci conoscere un esponente della grande musica del nord Africa.
In questo disco la musica tradizionale si fonde felicemente con il jazz dando vita ad un imperdibile disco. Questo quinto album del grande compositore e virtuoso interprete del liuto arabo "oud" Rabih Abou-Khalil, libanese di nascita ma europeo per storia personale con "Blue Camel" diventa un vero fenomeno mondiale riuscendo a scalare le classifiche di vendita ed inaugurando una lunghissima serie di concerti in tutto il globo. Un disco assolutamente da non perdere anche per la straordinaria copertina, si va al di la della etno music contaminata, un melange abbastanza unico ed interessanre che forse richiede uno sforzo ascoltativo maggiore ma che ne ripaga pienamente lo sforzo una volta assimilato . Con Rabih Abou-Khalil (oud), Charlie Mariano (sax alto), Kenny Wheeler (tromba), Steve Swallow (basso elettrico), Milton Cardona (congas), Ramesh Shotham (percussioni), Nabil Khaiat (percussioni).

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